Per quanto riguarda gli ultimi capitoli della mia vita debbo dire che molto spesso mi è capitato di essere dubbioso e di pentirmi delle scelte fatte riguardo la strada che riguarda e riguardava il mio stile musicale.
Non sempre si è sicuri delle strade che si stanno percorrendo “musicalmente” parlando, e per questo motivo ho perso del tempo (senza ironia)intendo, sulle scelte da fare…ma forse per tanti aspetti questo è uno dei tanti lamenti che può essere scritto sui muri di una fredda città come quella verso cui mi sto recando stamani in treno…ovvero Milano!
I lamenti però,e questo lo dico io non è di certo una massima, rendono a volte forse, frutti come gli errori nel passato di una vita…
Come si dice spesso siamo frutto dei nostri errori, bè io spesso sono frutto dei miei lamenti e a volte ho bisogno di lamentarmi e di sfogarmi per far si che il tutto giri su di un asse di corretta dimensione, oppure ho avuto una grande necessità di sfogarmi per trovare la mia dimensione reale e giusta dimensione musicale.
Avevo dodici anni, undici forse, e mi ricordo che in quella tenera età ove per certi aspetti, ti senti già un piccolo uomo , ascoltavo quella che per mia madre (santa donna) era la musica del demonio il mitico heavy metal degli anni 80, ma debbo dire comunque che anche da adulto se bene l’incontro con determinate persone che hanno contribuito a cambiare la mia testa e a farmi crescere nel cuore e nello spirito, l’imprinting iniziale del “cattivo” e la grinta feroce e quell’impulso del carnivoro non l’ho mai persa…è sempre rimasta nel mio DNA.
Non so dire se è sempre stata una cosa della mia matrice oppure un condizionamento dettato di primi ascolti di una infanzia precoce…eppure è così.
Questo a volte mi ferisce perché mi rende difficile avvicinarmi a cose che mi stuzzicano e scaldano il cuore come Monk, Davies, Coltrane, Bird…che tu ci creda o no amico ho pianto per questo…lo sai bene, non sono un ingegnere il mio ruolo nel mondo è quello di uno che non porta un colletto bianco, io ragiono in modo diverso, io parlo alle lepri e regalo praline di dolce carne salata ai furetti.
Per questo motivo quando mi chiedono “Marco per quale motivo hai rallentato la questione del disco?”
Ecco la risposta…il mio disco non è lavoro, è la dimensione della mia vita e forse (giudicami come vuoi amico mio) ho realizzato stamani a pieno titolo ancora più di altri momenti scrivendo questa lettera, cosa rappresenta per me questo frutto…e il suono che deve avere ed il vero motivo per cui in questi mesi ho avuto ritardi incertezze e mancamenti.
Detesto sempre chi cerca di mostrarsi invincibile e chi si fa portatore di verità ineccepibili…Gigi Cifarelli mi impressionò un giorno per una cosa…mi stette ad ascoltare e amisse spesso di sbagliare, cosa strana pensai… fino a quel momento in genere poi i jazzisti erano dei gran rompipalle
Per cui io ti dico che ho sbagliato a cercare di prendere troppe strade sonore…ho il mio suono e sono pronto a consegnarlo a chi mi vuole ascoltare…Tieni con tutto l’amore che ho.
A presto,
Marco